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Intento a non sfilare la seta con le mani possenti
Ti porgo il piede.
Un bacio devoto
Piano svolgi una calza, l’altra.
Con occhi brillanti le agganci.
Le mutandine le sistemi passando un dito tra stoffa e labbra
Un brivido mi tende i capezzoli
Che richiudi in uno scrigno di pizzo
A.S.
Per avvicinarsi alla lettura de Le Diaboliche bisogna partire dalla figura dell’autore, provinciale trasferitosi a Parigi e innamorato del dandismo inglese, tanto che tra i suoi primi lavori c’è un libretto su Lord Brummel. Lo spinge un’aspirazione alla raffinatezza affettata che in lui raggiunge aspetti di sfida alla società attraverso un’estremizzazione della figura del dandy. Si vestiva in maniera vistosa e quasi fuori moda e si vantava di un’intensa attività sessuale, anche contro natura, e anticiperà la schiera degli esteti decadenti alla Baudelaire. Anche le donne che descrive nei suoi racconti anticipano le successive figure di femme fatale, le schiere di Salomè, Circe e Lilith, potenti soggiogatrici perfino quando sono e si mostrano ingenue.
Il boccaccesco prima di Boccaccio, spesso più spinto e osceno. I testi tradotti da Barbero non conservano la primigenia forma in versi (stile molto apprezzato nel Medioevo) ma sono rielaborati in prosa, il che li rende più gradevoli da leggere per il lettore moderno senza, però, privarli della loro freschezza e immediatezza.
La scuola di cui si parla è quella della ferocia e dell’egoismo del desiderio e dei sentimenti. I sensi ingannano e ci fanno scoprire lati del carattere che mai avremmo immaginato.
Il Giappone descritto è quello post bellico che comincia ad aprirsi all’Occidente e Taeko, la protagonista, vive in bilico tra i due mondi...