Le diaboliche

Jules-Amedée Barbey D'Aurevilly Le Diaboliche

 

Per avvicinarsi alla lettura de Le Diaboliche bisogna partire dalla figura dell’autore, provinciale trasferitosi a Parigi e innamorato del dandismo inglese, tanto che tra i suoi primi lavori c’è un libretto su Lord Brummel. Lo spinge un’aspirazione alla raffinatezza affettata che in lui raggiunge aspetti di sfida alla società attraverso un’estremizzazione della figura del dandy. Si vestiva in maniera vistosa e quasi fuori moda e si vantava di un’intensa attività sessuale, anche contro natura, e anticiperà la schiera degli esteti decadenti alla Baudelaire. Anche le donne che descrive nei suoi racconti anticipano le successive figure di femme fatale, le schiere di Salomè, Circe e Lilith, potenti soggiogatrici perfino quando sono e si mostrano ingenue.

Il libro è composto di sei racconti legati da un fil rouge fatto di ambienti raffinati, oltraggi, crimini e sensualità estenuata, mentre nell’aria si fiuta l’odore sulfureo del morboso e del diabolico.

I racconti scorrono lenti perché appartengono ad un’epoca in cui la sensualità era fatta di tempi lunghi e trattenuti per esplodere.

Recensione a cura di A.S.

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La nostra A.S., laureata in lettere e storia dell'arte, è da sempre appassionata di letteratura erotica.

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