La scuola della carne
Yukio Mishima La scuola della carne
La scuola di cui si parla è quella della ferocia e dell’egoismo del desiderio e dei sentimenti. I sensi ingannano e ci fanno scoprire lati del carattere che mai avremmo immaginato.
Il Giappone descritto è quello post bellico che comincia ad aprirsi all’Occidente e Taeko, la protagonista, vive in bilico tra i due mondi; divorziata, è economicamente indipendente e sessualmente libera, si muove con leggerezza tra varie relazioni ma ben attenta a non superare i limiti che la società tradizionalista impone, mantenendo le apparenze e il buon nome.
Questa vita brillante e tranquilla comincia a mostrare le proprie crepe quando in un gay bar è attratta da un barista, Senkichi. La sua bellezza ma anche la sua aria ambigua l’attraggono e l’avvincono tanto da desiderare di averlo tutto per sé.
Senkichi ambiguo lo è realmente, è affascinato dalla bella Taeko, ma è attratto di più dal denaro e dalla bella vita che lei può offrirgli.
Ne nasce, sotto la superficie dei sentimenti, un gioco di potere e vendetta.
Mishima ci parla delle illusioni e delle aspettative che ci creiamo intorno alle persone, uno specchio di noi stessi che ci spinge direttamente alla disillusione.
Nel libro non si deve cercare il sesso esplicito, come in tutta l’opera di Mishima risiede nelle parole, nelle immagini e nelle situazioni.
È come una corrente sottopelle.
Recensione a cura di A.S.